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Sull’ “obiettività” del badge

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Sull’ “obiettività” del badge

Il CCNL AFAM siglato in data 04/08/2010, all’art. 4, così recita: «Onde consentire un corretto computo dei momenti di presenza e di assenza, tutto il personale, docente e tecnico-amministrativo, deve essere sottoposto ad una rilevazione obiettiva della presenza in servizio».

Quindi, con tutta evidenza, non dispone affatto l’obbligatorietà dell’uso del famigerato badge.

Nonostante ciò, il Direttore Generale AFAM si è, sin da subito, prodigato nell’affermare che la perifrasi “rilevazione obiettiva” debba essere, di fatto, tradotta nel sostantivo “badge”.

Non si è però mai peritato di mettere per iscritto il proprio punto di vista! Perchè? Non riusciamo, pur sforzandoci, a comprenderne le ragioni. Sarà forse che, neanche Lui, è convinto di ciò che va dicendo?

Ad ogni buon conto, l’input è stato ben colto a livello periferico tant’è che, subito, i Direttori più “allineati” si sono peritati di far installare il sistema di rilevamento a mezzo badge e, quelli più aggressivi (p.e. Conservatorio di Benevento), hanno finanche utilizzato quell’arma per “colpire” degli obiettivi selezionati (lavoratori scomodi).

Orbene, a prescindere dall’assorbente considerazione che, in lingua italiana, “rilevazione obiettiva” non significa affatto “badge”, vorrei vedere se il Direttore Generale AFAM e, a campione, il Direttore del Conservatorio di Benevento, dopo aver prestato la dovuta attenzione alle notizie che riporto di seguito (per iscritto ed in formato video), è idoneo a consentire la rilevazione obiettiva della presenza in servizio!

Avv. Giuseppe Leotta

 

Arezzo: timbrano il cartellino, poi fanno la spesa
(28 giugno 2011, Repubblica.it)

Sei dipendenti pubblici sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza di Arezzo per assenteismo dal lavoro. Nel video delle fiamme gialle i dipendenti che si assentavano dall’ufficio a tutte le ore per andare al supermercato, in banca, dal parrucchiere oppure per un passaggio a casa.  In alcuni casi, un lavoratore timbrava i cartellini dei colleghi per arrivare più tardi o uscire prima. I sei sono indagati per truffa ai danni dello Stato, e per loro la Procura ha già chiesto il rinvio a giudizio

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