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GLI “STRANI CASI” DEL COMPARTO AFAM. EPISODIO I: IL CONSERVATORIO “BENEDETTO MARCELLO” DI VENEZIA

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Conservatorio di musica di Venezia "Benedetto Marcello"

GLI “STRANI CASI” DEL COMPARTO AFAM. EPISODIO I: IL CONSERVATORIO “BENEDETTO MARCELLO” DI VENEZIA

Conservatorio di musica di Venezia "Benedetto Marcello"È da un po’ di tempo che al Conservatorio “Benedetto Marcello” ne succedono di tutti i colori.
A prescindere da quanto già raccontato in un precedente post in cui si è dato conto della recente pronuncia del Tribunale del Lavoro che ha dichiarato antisindacale la condotta del Conservatorio, è necessario che altre circostanze, invero assai più “strane”, siano portate all’attenzione della generalità dei lavoratori.
Partiamo prendendo come riferimento la missiva con cui, in data 12 dicembre 2008, l’ex Presidente del Cda, ha comunicato al Ministro Gelmini le dimissioni dalla carica sino ad allora ricoperta denunciando uno «stato di degrado etico ed istituzionale» che comporterebbe il prevalere di «mediocri clientelismi quando non anche l’intimidazione ed il voto di scambio» sull’«efficienza, responsabilità,  trasparenza e semplificazione delle procedure».
Un numero cospicuo di docenti è di recente venuto a conoscenza di essere stato denunciato alla Procura della Repubblica dal Direttore (Maestro Giovanni Umberto Battel) in quanto “colpevole”di aver pubblicamente criticato la gestione dell’Istituzione e di non essersi “piegato” alle successive richieste di “ritrattazione”.
Recentemente è stato reso noto che il Conservatorio ha provveduto a liquidare (pagare) le attività aggiuntive del personale tecnico-amministrativo con modalità che, ad un primo esame, sembrerebbero presentare più di qualche profilo di illegittimità giuridica. Si è infatti presa per buona la firma di un solo membro RSU (ovviamente eletto nelle liste CISL) e si è bypassato quanto stabilito dalla contrattazione decentrata d’istituto che, per quell’anno accademico, prevedeva una ripartizione delle risorse,  rese disponibili e riportate nel  contratto d’istituto, nei termini del 75% per i docenti e 25% per il personale tecnico-amministrativo.  In buona sostanza la firma di un singolo in “corrispondenza d’amorosi sensi” con la Direzione è stata ritenuta vincolante per l’intera RSU (che al contrario, com’è noto, decide a maggioranza) per decidere di sforare il tetto del 25% in barba al contratto d’Istituto e soprattutto con buona pace dei docenti.
A ciò si aggiunga che, a quanto ci consta, da diversi anni viene utilizzato sistematicamente personale esterno a contratto per attività  di gestione, coordinamento, monitoraggio  delle attività riguardanti le  sperimentazioni di primo e secondo livello (compresi i piani di studio) . Attività che invece toccano funzioni e profili professionali   di stretta competenza  dei Professori e delle strutture didattiche interne: Consigli di scuola, Dipartimenti, Consigli di corso etc. A mente del CCNL vigente tali attività andrebbero assegnate prioritariamente a  Personale interno al Conservatorio.
Inoltre, nell’a.a. 2008/09, il Collegio dei Professori non è stato convocato dal Direttore, sebbene la maggioranza dei Professori ne avesse fatto esplicita richiesta. Conseguentemente il corpo docente è stato esautorato dal  “contribuire a determinare gli obiettivi  generali e le linee  di indirizzo” della programmazione  didattica , artistica e di ricerca, al contrario di quanto prescrive lo Statuto del Conservatorio.
A fronte di tali fatti incontestabili, chiediamo al Ministro Gelmini (sarebbe infatti un esercizio troppo sterile chiedere spiegazioni al Dott. Civello) di rispondere ai seguenti interrogativi:
1) Perché, a fronte della denuncia precisa e circostanziata dell’ex Presidente del CdA del Conservatorio di Venezia, non si è provveduto a svolgere un’inchiesta amministrativa sulla gestione?
2) Non ritiene il Ministero che un Direttore che denuncia penalmente gran parte del corpo docente (a prescindere dalla fondatezza o meno della denuncia stessa) sia “ontologicamente” ed “ambientalmente” incompatibile con la carica ricoperta, a maggior ragione se si considera che fu sfiduciato per iscritto da 56 docenti che gli chiesero esplicitamente di dimettersi?
3) Perché in altri casi molto meno “problematici”, si è tenuta una condotta interventista (invio di ispettori, commissariamenti etc.) ed in questo caso si fa finta di non vedere?
4) E’ solo una coincidenza, o il fatto di essere permissivi (per usare un eufemismo) con gli iscritti di alcune sigle sindacali ed, al contrario, eccessivamente rigidi (se non anche vessatori e discriminatori) verso iscritti ad altre sigle risponde ad un preciso disegno politico?
5) Perché si permette che un’Istituzione effettui pagamenti senza previo riscontro della regolarità giuridica degli stessi?
6) È ammissibile che la firma di un unico membro della RSU sia considerata vincolante dinanzi alla espressa volontà contraria degli altri membri? A prescindere dall’antigiuridicità insita in tale circostanza, è opportuno “alterare” le regole del gioco in materia di relazioni sindacali?

Avv. Giuseppe Leotta

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